La geriatria

DOTT.SSA MICHELA PAZZAGLIA

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20 novembre 2007

Demenze

Il danno della memoria e della capacità di imparare non devono accompagnare l'invecchiamento normale. La predisposizione al declino cognitivo varia ampiamente fra gli individui e un grande corpo degli studi scientifici indica che può essere parzialmente controllato o evitato. Oggi sappiamo che il trofismo del cervello e quindi la sua plasticità, dipende da diversi fattori:

  • condizioni ottimali del soggetto quindi funzione adeguata dei diversi apparati, in particolare del cardiocircolatorio, renale e endocrino.
  • Assenza di tossici ambientali: erbicidi, pesticidi e metalli pesanti
  • Esercizio continuo delle facoltà cognitive.
  • Elevato livello di istruzione e in particolare di educazione musicale.
  • Non aver subito traumi cranici.

La riduzione di plasticità diviene particolarmente marcata nell’invecchiamento patologico, dove si osserva morte neuronale non seguita dall’arricchimento dell’albero dendritico nei neuroni sopravvissuti. Questa risposta compensatoria, che si ha nell’invecchiamento fisiologico, tende a mantenere il numero di ingressi sinaptici. Inoltre nell’invecchiamento patologico si osserva la presenza di molte placche senili e molti intrecci neurofibrillari che sono direttamente correlati al deficit cognitivo. L’ invecchiamento celebrale patologico può colpire prevalentemente la sfera motoria, quella sensoriale o quella cognitiva; quando questi processi di senescenza cerebrale patologica ledono prevalentemente la sfera cognitiva, le sindromi che si osservano sono indicate con il termine di demenza.

Al primo posto tra tutte le demenze troviamo la malattia di Alzheimer (30% dei soggetti con più di 80aa) al secondo la demenza vascolare.

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